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Sotto la veste null'altro che lo scheletro

Titolo: Sotto la veste null’altro che lo scheletro

Datazione: fine Anni Sessanta

Misure: cm 50×35

Tecnica e supporto: acquaforte su carta, P.A.

Firmato in basso a destra

Numero di catalogazione: 81/2018

Note: ulteriore riflessione blanda e pacata di Caffè sull’effimero e sulla lenta morte di una Roma papalina e decadente: un vescovo è colto di spalle, ma al di sotto della silhouette delle sue vesti e della mitria di vede solo il suo scheletro; in basso si confondono con questa figura un altro prelato veduto dall’alto, un gatto e una donna nuda semisdraiata. Sullo sfondo obelischi e cupole (di cui una con gravi lesioni) della Città Eterna; in alto un vescovo coricato su una nube come su un letto di triclinio. volte, parossisticamente, compare la scritta «Roma». Un’eutanasia emotiva della bellezza dell’Urbe trionfale e barocca che rammenta certo malinconico sarcasmo sotteso al film La grande bellezza di Paolo Sorrentino del 2013 e, come quest’ultimo, è «disorganico, opulento, frammentario, […] ma anche bell'[…]omaggio alla Capitale» (Alessia Starace). Atto immortale d’amore/odio verso una Roma papalina sospesa, notturna e diurna ad un tempo, come il Satyricon di Petronio.